Il Castello dei Vescovi Il podere Caprareccia e la sua oliveta L abetina di Monte Soldano L area intorno al podere il Pino
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Sei in: Riserva Naturale di Berignone | I segni dell'uomo | Le estese foreste di Berignone, oggi in gran parte indisturbate, hanno visto in passato una intensa presenza umana legata alle attività selvicolturali. Fino alla metà dell'800 questi boschi furono intensamente utilizzati per fornire legna da ardere alle caldaie delle Saline di Volterra; le molte aree di ex carbonaie sparse nella Riserva, e le stessa ricostruzione didattica realizzata lungo il percorso La Venella, restano a testimoniare tale passata attività. I piccoli appezzamenti di terreno agricolo e i numerosi casolari sparsi (Poggio Casinieri, Capannone, Caprareccia, ecc.) contribuivano ad aumentare la presenza dell’uomo tra queste foreste. Meno diffuse che in Monterufoli, le attività minerarie furono essenzialmente legate all’estrazione della lignite; una attività presente nella prima metà del ‘900 i cui resti, con le miniere di Poggio Metato ed il relativo piazzale di carico, sono ancora visibili lungo la strada di accesso alla Riserva. Ma la più importante testimonianza della secolare presenza umana è sicuramente costituita dai resti della “Torraccia”, il castello dei Vescovi di Berignone, uno degli insediamenti medievali più interessanti e suggestivi del territorio di Volterra, la cui mole si colloca a dominare la valle del Torrente Sellate e le impressionanti gole del Botro al Rio. Nel Castello, per lungo tempo di proprietà del vescovo di Volterra, dopo l’anno mille vi si amministrava la giustizia e si batteva moneta. Più volte distrutto e ricostruito il castello trova nel cassero, sede della residenza vescovile, il suo nucleo più importante. Nel Castello, protetto da due cinte murarie, si trovavano inoltre una chiesa dedicata a S.Michele e un ospedale, forse dedicato a S.Antonio e noto come “ospedale dei poveri”. |
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Riserva Naturale di Berignone | |
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