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Campi di alterazione geotermica di M.Rotondo e Sasso Pisano

Il sito interessa un'area di piccole dimensioni, circa 120 ettari, fortemente caratterizzata quale emergenza geomorfologica a costituire un peculiare geotopo.

Tra i fenomeni più affascinanti che si possono osservare in Italia.

Paradossalmente non è a Larderello (capitale mondiale della geotermia e primo esempio di sfruttamento di questa risorsa per scopi chimici ed energetici) che bisogna recarsi per poter osservare ed apprezzare in pieno gli aspetti naturalistici del fenomeno geotermico, bensì nella zona di Monterotondo M.mo-Sasso Pisano dove è tuttora presente ed attivo un esteso campo di manifestazioni naturali.

“……bolliva e soffiava come se per entro vi salisse l’imperto e il gorgoglio dei dannati fitti nel limo, come se nel fondo vi s’agitasse la mischia perpetua degli iracondi …….” (G.D’Annunzio, “Forse che si forse che no”, 1910). Ancor oggi si provano queste sensazioni di fronte alle manifestazioni naturali tuttora conservate: un paesaggio brullo e selvaggio, un suggestivo ambiente naturale paragonato ad un “luogo infernale”.

Sono il frutto della presenza di un corpo magmatico a bassa profondità, che entra in contatto con le rocce in posto e col sistema acquifero. In corrispondenza delle emissioni fumaroliche, si può riconoscere facilmente l’alterazione del suolo e delle rocce dovuta ai gas emessi, quali anidride carbonica, metano, ammoniaca, acido borico e il caratteristico acido solfidrico che dà il tipico odore di “uova marce”. Si formano le cosiddette“Biancane” (dal colore predominante delle rocce alterate) dove si possono osservare ampiamente diffuse esalazioni di vapore caldo (fumarole), che fuoriescono dalle numerose fessure presenti nel terreno e piccole pozze di acque bollenti con emanazioni gassose.

Dal punto di vista mineralogico in prossimità delle zone di esalazione del vapore si notano spesso belle ma fragili cristallizzazioni di colore giallo di zolfo nativo; frequenti risultano pure le mineralizzazioni costituite da composti borati o ammonici.

Una flora e una vegetazione veramente particolari.

 Di grande suggestione, soprattutto durante le fioriture a fine estate inizio autunno, le estese popolazioni di brugo (Calluna vulgaris), unica pianta vascolare della famiglia delle eriche capace di adattarsi a suoli talmente acidi (ph 3).I l brugo, elemento della flora boreale discesa a queste latitudini durante le glaciazioni, trova il limite meridionale del suo areale nella Maremma grossetana e sui Monti Sibillini.

Oltre al brugo, da segnalare, l’Agrostis canina subsp Montelucci, una graminacea caratteristica di aree ad alta concentrazione di anidride carbonica, nonché stazioni di sughera (Quercus suber) che, trovandosi al limite del proprio areale ecologico di distribuzione, sembrano legate alla maggiore temperatura del suolo ed alla forte acidità. Di  rara bellezza , inoltre, alcuni esemplari di Quercus crenata ,specie semidecidua ibrido tra Quercus cerris e Quercus suber .

 


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